Emilia Pérez
- -Rita, un avvocato sottovalutato che lavora per un grande studio legale più interessato a far uscire di prigione i criminali che a consegnarli alla giustizia, viene assunta dal leader di un'organizzazione criminale.
Rita, un avvocato sottovalutato che lavora per un grande studio legale più interessato a far uscire di prigione i criminali che a consegnarli alla giustizia, viene assunta dal leader di un'organizzazione criminale.
La vita di Partenope, che si chiama come la sua città, ma non è né una sirena, né un mito. Dal 1950, quando nasce, fino a oggi. Dentro di lei, tutto il lunghissimo repertorio dell’esistenza: la spensieratezza e il suo svenimento, la bellezza classica e il suo cambiamento inesorabile, gli amori inutili e quelli impossibili, i flirt stantii e le vertigini dei colpi di fulmine, i baci nelle notti di Capri, i lampi di felicità e i dolori persistenti, i padri veri e quelli inventati, la fine delle cose, i nuovi inizi. Gli altri, vissuti, osservati, amati, uomini e donne, le loro derive malinconiche, gli occhi un po’ avviliti, le impazienze, la perdita della speranza di poter ridere ancora una volta per un uomo distinto che inciampa e cade in una via del centro. Sempre in compagnia dello scorrere del tempo, questo fidanzato fedelissimo. E di Napoli, che ammalia, incanta, urla, ride e poi sa farti male.
Ispirato a fatti realmente accaduti, il film mette in scena la “grande fuga” dell’ottantenne Bernie Jordan che, per il 70° anniversario dello sbarco in Normandia, scappa dalla casa di riposo in cui vive con la moglie per unirsi ad altri veterani di guerra e commemorare i compagni caduti. La notizia fa il giro del mondo e il veterano finisce in prima pagina. Ma in prima pagina, viene raccontata solo una parte della storia...
Preso a servizio dal giovane, ricco e nobile Tony Mounset, il cameriere Hugo Barrett intuisce la debole indole del suo nuovo padrone e non tarda a conquistarsi una posizione dominante, coinvolgendo nel gioco anche la propria amante Vera...
La storia di due uomini, Arthur (Fabrice Luchini) e César (Patrick Bruel), grandi amici da lungo tempo. La loro amicizia dura sin dai tempi della scuola e, nonostante gli anni, i due sono rimasti sempre in buoni rapporti. Arthur lavora come ricercatore nel campo della medicina, è un uomo molto organizzato e attento che ogni norma venga rispettata. César, invece, è l'esatto opposto: ha un carattere un po' arrogante, è trasgressivo e spericolato, tante da ricevere lo sfratto a causa di una bancarotta. Le diversità tra i due non finiscono qui, in quanto anche le vite sentimentali della coppia di amici sono agli estremi. Arthur ha una figlia, ma è divorziato e spera ancora che sua moglie torni un giorno a casa; mentre César passa da un'avventura di una notte all'altra, senza mai legarsi davvero a nessuna donna. Per un caso del destino, il puntiglioso ricercatore viene a sapere che il suo amico è gravemente malato e, dall'altra parte, anche César scopre che l'altro è prossimo a passar a miglior vita. Come due veri grandi amici nel momento del bisogno, i due uomini faranno di tutto per realizzare l'uno i sogni dell'altro prima che abbandoni per sempre questo mondo...anche quelli che non li accomunano.
A Roma, in pieno giorno, compare nel cielo una statua di Gesù Cristo trasportata da un elicottero. La visione suscita l'interesse di gran parte della popolazione, dai ragazzi delle periferie alle ricche signore degli attici del centro storico, e un cronista, Marcello Rubini, ne approfitta per far immortalare le scene dai suoi amici fotografi e dal fedele fotoreporter d'assalto Paparazzo.
Héloïse è una “super-mamma” single: ha tre figli, un ristorante da mandare avanti e all’occasione, perchè no, anche qualche amante. Ma la diciottenne Jade, la più giovane di casa, presto lascerà il nido per continuare i suoi studi in Canada. Mentre la partenza di Jade si avvicina, Héloïse ripensa ai loro ricordi e si improvvisa regista filmando con il suo telefono i loro momenti insieme prima del viaggio, rendendoli unici grazie alla complicità che ha sempre saputo creare con sua figlia, “la sua piccola”. Una commedia emozionante e attualissima sull’amore, dalla regista dell’acclamato LOL – Il tempo dell’amore.
I TUOI FILM HANNO, SPESSO, UNA DIMENSIONE AUTOBIOGRAFICA. IN SELFIE DI FAMIGLIA ANCORA DI PIÙ…
Avrei difficoltà a fingere il contrario, specialmente perché in questo film mia figlia interpreta il suo ruolo! È così che va: non ho immaginazione, ma quando mi succede qualcosa di importante prendo la mia vita, la agito un po’… e vedo cosa succede! Sembra che più parlo della mia vita, più le persone sentono che sto parlando della loro.
PERCHÉ, SECONDO TE?
Perché sono sincera, ed è la sola cosa che conta! Penso che tutti viviamo, più o meno, le stesse emozioni e il mio lavoro è quello di trovare le parole giuste per raccontarle. Si tratta di trasmettere dell’amore, niente di più e niente di meno.
L’IDEA DI SELFIE DI FAMIGLIA È ARRIVATA, QUINDI, ALL’APERTURA DELLA LETTERA D’AMMISSIONE DI TUA FIGLIA DICIASSETTENNE ALL’UNIVERSITÀ IN CANADA?
No, questo è successo dopo. Il primo clic è stato grazie al film Boyhood.
La scena in cui Patricia Arquette affronta suo figlio che fa i suoi bagagli e parte, senza voltarsi indietro, mi ha affascinato. Ho pensato: “Quindi è così? Un giorno se ne vanno, è finita, è quello che mi succederà?”
Mia figlia, all’epoca, studiava al liceo e già pensava di frequentare l’Università in Canada. Ho capito, con urgenza, che dovevo prepararmi a quel momento: quindi ho iniziato a filmarla con il mio telefono. Ho iniziato a filmare tutto, sempre, in modo da ottenere una traccia di questa vita familiare che è al centro della mia esistenza, da 25 anni. Ho ore e ore di filmati con momenti esilaranti di Thaïs: “Smettila di filmarmi, mamma, sei spaventosa! (…) ti prego, almeno a colazione, spegni il tuo cellulare! All’inizio volevo realizzare un film da questi video, ma alla fine ho scritto questa storia, in maniera naturale. Nei miei video mancava ancora un personaggio importante: la madre!
HAI PENSATO SUBITO A SANDRINE KIBERLAIN PER IL RUOLO DELLA MADRE?
Oh, sì! Il mio sogno era che accettasse il ruolo, si tratta di una delle attrici francesi più talentuose, capace di far ridere e piangere nella stessa scena. Ce ne sono così poche! Mi ha detto di sì 48 ore dopo aver letto la sceneggiatura. Che gioia! Sapevo che sarebbe stata fantastica ad interpretare… me stessa (ride). C’eravamo già incrociate e sentivo che avevamo qualcosa in comune. In più Sandrine è una persona gentile, cosa molto importante visto che ha dovuto recitare accanto a una debuttante, mia figlia Thaïs. È stata accogliente, incoraggiante, tenera…
Suzanne, la figlia di Sandrine, era all’ultimo anno di liceo e il film era come se le parlasse… forse anche lei aveva bisogno di prepararsi alla sua partenza!
COM’È DIRIGERE LA PROPRIA FIGLIA AL CINEMA? MEGLIO DI QUANDO LE SI CHIEDE DI SISTEMARE LA STANZA?
Divertente! Dopo tutti i mesi trascorsi a filmare Thaïs con il mio iPhone era impensabile che venisse interpretata da un’altra attrice. Aveva già recitato in un mio film, LOL – il tempo dell’amore, conosceva i ritmi e le esigenze di questo mestiere e io non avevo alcun dubbio sul suo talento di attrice. Ho cercato di dirigerla semplicemente, con dolcezza e gioia. Tutte le riprese di SELFIE DI FAMIGLIA si sono svolte così: coccolavo l’operatore, il primo assistente… come se la storia che stavamo girando fosse contagiosa!
CHE NE PENSI DEI GIOVANI ATTORI VICTOR BELMONDO ET MICKAEL LUMIÈRE?
Sono la prova che si tratta di un film transgenerazionale fin dal casting! Ho sentito che Victor Belmondo era uno di famiglia fin da quando l’ho incontrato. Lui e Thaïs sono entrati nella modalità “fratello e sorella” fin da subito. È divertente, perché mia madre (Marie Lafôret) ha girato tre film con suo nonno (Jean-Paul Belmondo). Dopo SELFIE DI FAMIGLIA Thaïs e Victor hanno già girato un altro film insieme… quanto a Mickael Lumière, recita così bene! Sono dei ragazzi che, fuori dal set, hanno un bel rapporto con le loro madri. Penso che sia stato quello che mi è piaciuto, istintivamente, sentendoli come miei figli.
HÉLOÏSE È UNA SUPER-MAMMA SINGLE. È ANCHE LA PROSPETTIVA DI RITROVARSI SOLA CHE RENDE PIÙ DURA LA PARTENZA DELLA FIGLIA PIÙ PICCOLA?
Il padre, interpretato da Yvan Attal, si è rifatto una vita all’estero e per questo è meno presente nella vita dei figli. Volevo parlare dell’affidamento congiunto dal punto di vista della madre… perché è quello che conosco meglio! Per quanto ne so questo è il primo film sull’argomento, che riguarda sempre più persone, e che ha conseguenze sul modo in cui alleviamo i nostri figli, sui legami speciali che creiamo… per quanto mi riguarda sono stata una delle prime promotrici dell’affidamento congiunto, quindici anni fa. Ciò significa che non ci sono alimenti, quindi le donne sono costrette a prendersi cura di sé stesse finanziariamente, ma allo stesso tempo i bambini non devono vivere la “doppia punizione” di essere privati della famiglia in cui sono cresciuti e del loro padre. Nel film voglio parlare alle madri single, condividere la mia esperienza. Credo che vivere in una relazione non cambi la sensazione di nostalgia che si prova quando il figlio più piccolo lascia il nido. Sposato o single, ogni genitore deve affrontare la questione, prima o poi.
HÉLOÏSE SOFFRE PER LA PARTENZA DELLA SUA “BAMBINA”. SI TROVA A VIVERE COME SULLE MONTAGNE RUSSE, FINENDO PER ACCETTARE LA SITUAZIONE. C’È QUALCOSA DI SIMILE, IN TUTTE LE MADRI, QUANDO È ORA DI VOLTARE PAGINA?
Certo, ci sono tante lacrime ma anche una forma di sollievo. Constatare che i propri figli sono pronti a prendere il volo significa che abbiamo fatto un buon lavoro. E possiamo andare avanti. Essere madre è la più bella storia della mia vita, ma voglio ritrovarmi di nuovo come donna. Oggi, più che mai, mi sento pronta a passare un po’ di tempo con un uomo.
L’ULTIMA SCENA, QUANDO SANDRINE KIBERLAIN VA IN AEROPORTO, È UN MOMENTO PARTICOLARMENTE EMOZIONANTE…
Educare i propri figli è la somma di molte piccole cose: risvegli notturni, risate, problemi scolastici, giocattoli in disordine, preoccupazioni per il loro futuro… E tutto questo, alla fin fine, fa una vita. Héloïse sta camminando verso il suo futuro, finalmente realizzata, con gioia. È un messaggio che ho voluto trasmettere alle giovani madri… non sentitevi in colpa! Anche se siamo spesso impotenti, anche se ci chiediamo come faremo, beh, ci riusciremo, ve lo prometto. I dubbi e i sacrifici li dimentichiamo, la gioia rimane.
È LA PRIMA VOLTA CHE LAVORAVI CON LISA AZUELOS?
Sì, ma ci conoscevamo da tempo. L’avevo dimenticato ma a 12 anni frequentammo lo stesso corso di tip tap. Ho sempre seguito con attenzione la sua carriera… ammiro il suo modo di raccontare l’epoca in cui viviamo. Ci siamo conosciute e abbiamo sentito qualcosa che ci univa. Mi ha fatto molto piacere che abbia pensato a me, proponendomi un personaggio così diverso da quelli che avevo già interpretato…
IN COSA HÉLOÏSE È DIVERSA RISPETTO AI TUOI RUOLI PRECEDENTI?
Ho interpretato spesso personaggi simpatici, ma raramente una donna “normale”, radicata nella realtà. Héloïse è una donna di oggi, multitasking, che gestisce come può il suo lavoro, i suoi figli… e il tempo che passa. Ho sempre pensato che i progetti seguano le nostre vite, che non arrivano mai per caso, e quando ho ricevuto la sceneggiatura anch’io avevo una figlia all’ultimo anno di liceo, pronta a prendere il volo… SELFIE DI FAMIGLIA mi ha parlato in un attimo!
SELFIE DI FAMIGLIA È UN FILM AUTOBIOGRAFICO E LE PERSONE CHE CONOSCONO BENE LA REGISTA TROVERANNO MOLTI PUNTI IN COMUNE TRA VOI DUE, NELLE FRASI, NEI GESTI…
Ma il lavoro di un’attrice è questo! Fluire nel mondo dell’autore, nel suo ritmo. È sempre stato così con i registi con i quali ho lavorato, uomini o donne che fossero. Quando ho lavorato con Albe Dupontel, o altri registi, ho preso sempre qualcosa dalla loro voce o gestualità. Lisa è così carismatica, avvolgente, accogliente, che ti porta subito nel suo mondo. Ma il personaggio di Héloïse non è al 100% Lisa, è più un mix di entrambe, frutto del lavoro realizzato insieme durante le riprese…
IN CHE MODO?
Sono senza dubbio una madre più “severa”, più ragionevole, più inquieta di Lisa… per “trovare” Héloïse fisicamente ho lavorato molto con Manu, la costumista. Ha creato per me un look più “rock’n’roll” con minigonne e stivaletti… per diventare Héloïse avevo bisogno di più libertà, anche nell’abbigliamento (ride).
ANCHE TU PENSI, COME HÉLOÏSE, CHE SIA POSSIBILE RICOSTRUIRSI UNA VITA SENTIMENTALE ANCHE SE SI VIVE ANCORA CON I FIGLI?
Non penso che ci sia una regola, ma credo che la maternità sia un’esperienza così affascinante, piena di così tanti momenti diversi, che si possa mettere l’amore in secondo piano. Diventare madre significa, a dispetto di noi stesse, andare verso una vita in cui le priorità cambiano. Per permettere a qualcuno di entrare di nuovo nella nostra vita… deve valerne davvero la pena! Capisco se alcune donne preferiscano aspettare la partenza dei figli, per avere più spazio per sé stesse, sia materialmente che emotivamente.
DIVENTARE MADRE DI UNA FAMIGLIA NUMEROSA, PER TE CHE HAI SOLO UNA FIGLIA, COM’È STATO?
Ho scoperto che richiede un’energia incredibile! Lisa ha avuto la grande idea di invitarci tutti a cena a casa sua, prima delle riprese, in modo che i ragazzi si incontrassero. C’erano i nostri “veri” figli e gli attori del film. Questo ha creato un’atmosfera particolare! Mi è piaciuto osservare come Lisa interagisse con loro, sa come parlare con gli adolescenti, come creare un legame immediato e naturale, cosa che non è da tutti.
AVETE IMPROVVISATO MOLTO, SUL SET?
Sì, il film era scritto ma spesso Lisa mi diceva “Vai, fai come ti senti, lascio la macchina da presa riprenderti”. È successo con la scena dove Héloïse urla con i suoi figli e finisce per parlare da sola dopo la loro partenza. Ho avuto l’impressione di sentire Lisa ridere dietro la macchina da presa, è strano, ma ho la sensazione che ci sia un filo invisibile che lega un attore e il suo regista, che li unisce sulla stessa frequenza. È stato lo stesso nella scena in cui, ubriaca, trascino Kyan Khojandi in un bar. È stato molto divertente, Kyan sembrava davvero sorpreso e ho sentito quel “filo magico” che mi unisce a Lisa. Il piacere di lavorare insieme c’è stato dall’inizio alla fine, e sarei pronta a ricominciare domani!
QUANDO HAI CAPITO CHE LA TUA PARTENZA SAREBBE DIVENTATA LA STORIA PER UN FILM?
Da subito! Da quando mia madre vide Boyhood. Sono tre anni che ha iniziato a riprendermi con il suo telefono. All’inizio era una cosa solo per noi due, per avere dei ricordi insieme. Ma subito si è resa conto che poteva essere uno spunto per un film che parlasse di noi e, in generale, sulle partenze dei figli, quando lasciano il nido familiare. Mia madre è riuscita a trasmettermi la sua mania: da quando sono in Canada anche io filmo tutto, sempre (ride)!
SEI UN’ATTRICE ESORDIENTE, HAI AVUTO QUALCHE DUBBIO SE ACCETTARE O MENO QUESTO PRIMO RUOLO DA PROTAGONISTA?
No, fin da subito ho saputo che era quello che volevo! È stato normale, logico, che fossi io a interpretare Jade, personaggio che mia madre ha scritto pensando a me. Raccontiamo la nostra storia, quindi nessuno avrebbe saputo interpretare questo ruolo meglio di me! Solo dopo, quando abbiamo iniziato le riprese, ho iniziato ad avere dei dubbi sulle mie capacità…
PERCHÉ DUBBI?
Non sono mai stata il genere di ragazza che pensava “Sarò un’attrice o niente”. Quando ero piccola volevo essere un’attrice, una regista e una cantante… tutte e tre contemporaneamente! Ma canto così male… dunque a sei anni ho seguito dei corsi di teatro. Ho partecipato a due cortometraggi di amici e sono apparsa nel film di mia madre LOL – il tempo dell’amore e di mia sorella Carmen Alessandrin, Interrail. Più andavo avanti e più la passione per la recitazione si imponeva, dentro di me, con gioia. Recitare mi fa bene!
SELFIE DI FAMIGLIA RACCONTA LA TUA STORIA. SEI INTERVENUTA NELLA SCENEGGIATURA?
Ho letto la sceneggiatura in tutte le sue tappe, dal soggetto alla versione finale, e ho suggerito qualche idea per alcune scene. Sono intervenuta soprattutto nei dialoghi dei giovani, per renderli più “veri”. Mia madre è sempre piena di idee e di entusiasmo nei confronti della mia generazione. Mi chiedo se si senta più a suo agio con le persone della mia età, rispetto a quelle della sua…
COM’È STATO IL PRIMO GIORNO DI RIPRESE?
Avevo tanta paura! Ma sono stata rassicurata da mia madre e da Sandrine. Con lei la connessione è stata immediata. Conosco come si lavora in teatro mentre al cinema le posizioni, la voce, le tecniche… tutto è diverso. Mi ha guidato con energia e gentilezza, senza mai giudicarmi. Ho capito subito quanto recitare mi renda felice! Mi sono trovata bene fin dai primi istanti con gli altri attori del film, ci siamo sentiti subito in sintonia, e abbiamo trovato una complicità quasi fraterna che mi ha aiutato molto.
QUAL È STATA LA SCENA PIÙ DIFFICILE DA GIRARE? QUELLA D’AMORE CON MICKAEL?
La scena di notte, dove dovevo essere ubriaca, l’ho trovato molto difficile da girare. Contrariamente dal resto del film, in cui cercavo i consigli di mia madre, qua ho cercato solo di essere me stessa, il più naturale possibile. Quando è capitato di fare molti ciak, di una stessa scena, ho trovato molto complicato sembrare sconvolta o stupita cinque volte, dieci volte di fila, quando sapevo molto bene cosa sarebbe successo!
D’altra parte, non vedevo l’ora di recitare la scena di nudo, per rendere omaggio alla famosa scena de Il disprezzo, di Godard, uno dei miei film preferiti… Ho una predilezione particolare per Brigitte Bardot, in quel film. Abbiamo girato la scena con una piccola troupe e mettermi a nudo davanti a mia madre è stato molto dolce, molto naturale, senza il rischio che il regista sembrasse perverso (ride)!
PROGETTI FUTURI?
Dopo SELFIE DI FAMIGLIA ho girato All inclusive, il film di Fabien Onteniente. Mi ha reso così felice che voglio continuare su questa strada… Ma so che diventare un’attrice, che vive solo del suo lavoro, è difficile. E dato che sono pragmatica, continuo i miei studi in Canada per il momento…
HELOÏSE SANDRINE KIBERLAIN
JADE THAÏS ALESSANDRIN
THEO VICTOR BELMONDO
LOUIS MICKAEL LUMIÈRE
LOLA CAMILLE CLARIS
PAUL KYAN KHOJANDI
MEHDI ARNAUD VALOIS
JULES PATRICK CHESNAIS
FRANCK YVAN ATTAL
REGIA E SCENEGGIATURA LISA AZUELOS
DIALOGHI LISA AZUELOS, THIERRY TESTON, THAÏS ALESSANDRIN
MUSICA YAËL NAIM
FOTOGRAFIA ANTOINE SANIER
MONTAGGIO BAPTISTE DRUOT
SUONO STEPHANE BUCHER, NICOLAS BOUVET-LEVRARD, MARC DOISNE
SCENOGRAFIA LAURENT OTT
COSTUMI EMMANUELLE YOUCHNOSKI
UNA PRODUZIONE LOVE IS IN THE AIR, PATHÉ, FRANCE 2 CINÉMA,
C8 FILMS, LES PRODUCTION CHAOCORP, CN8 PRODUCTIONS
NEXUS FACTORY, UMEDIA
IN ASSOCIAZIONE CON UFUND
PRODUTTORI JÉRÔME SEYDOUX, LISA AZUELOS ET JULIEN MADON
COPRODUTTORI SERGE DE POUCQUES, SYLVAIN GOLDBERG, NADIA KHAMLICHI, CÉDRIC ILAND ET ARDAVAN SAFAEE
CON LA PARTECIPAZIONE DI CANAL +, CINE +, FRANCE TÉLÉVISIONS, C8
CON IL SOSTEGNO DI GOUVERNEMENT FÉDÉRAL DE BELGIQUE ET DES INVESTISSEURS DU TAX SHELTER
Héloïse è una “super-mamma” single: ha tre figli, un ristorante da mandare avanti e all’occasione, perchè no, anche qualche amante. Ma la diciottenne Jade, la più giovane di casa, presto lascerà il nido per continuare i suoi studi in Canada. Mentre la partenza di Jade si avvicina, Héloïse ripensa ai loro ricordi e si improvvisa regista filmando con il suo telefono i loro momenti insieme prima del viaggio, rendendoli unici grazie alla complicità che ha sempre saputo creare con sua figlia, “la sua piccola”. Una commedia emozionante e attualissima sull’amore, dalla regista dell’acclamato LOL – Il tempo dell’amore.
Suffragette è un intenso film drammatico che ripercorre la storia delle militanti del primissimo movimento femminista, donne costrette ad agire clandestinamente per condurre un pericoloso gioco del gatto con il topo con uno Stato sempre più brutale. In lotta per il riconoscimento del diritto di voto, sono donne che appartengono alle classi colte e benestanti e tra loro alcune lavorano, ma sono tutte costrette a constatare che la protesta pacifica non porta ad alcun risultato. Radicalizzando i loro metodi e facendo ricorso alla violenza come unica via verso il cambiamento, queste donne sono disposte a perdere tutto nella loro battaglia per l'eguaglianza: il lavoro, la famiglia, i figli e la vita. Un tempo anche MAUD è stata una di queste militanti. La storia della sua lotta per la dignità è al tempo stesso struggente e di grande ispirazione.